Sulle orme della marmorata
A maggio 2025 sono tornato in Italia per riabbracciare la mia famiglia.
In quei venti giorni ho voluto dedicarmi a una piccola grande missione: riscoprire la trota del Nord Italia.
Ho deciso di raccontare e documentare su Instagram ogni passo di questo viaggio, partendo dalle acque gelide e trasparenti della montagna fino a scendere verso i torrenti più miti del fondovalle.
Durante la discesa abbiamo osservato insieme come cambiano la livrea, la taglia e perfino il modo in cui le esche vengono percepite, mano a mano che la temperatura dell’acqua aumenta e il paesaggio si trasforma.
La meta? Trovare la regina indiscussa di quelle acque: la marmorata.
Un viaggio breve ma intenso, che mi ha riportato dove tutto è cominciato.
La montagna:
Per questa prima tappa ho scelto le acque di casa, quelle che frequento fin da bambino.
I pochi giorni a disposizione non mi concedevano margine d’errore: dovevo andare sul sicuro.
Le condizioni, però, non erano delle migliori. I torrenti si erano appena ripuliti dall’ultima piena, ma i livelli restavano ancora alti e l’acqua gelida, alimentata dallo scioglimento della neve. Le piogge, poi, non davano tregua: bastava un temporale per far tornare tutto torbido in poche ore.
In queste giornate ho utilizzato la mia Daiwa Freams Evolution 5/20, abbinata al Fuego LT 3000, con uno 0.16 in bobina e un finale in fluorocarbon 0.33.
Fin dai primi lanci ho capito che non sarebbe stata un’avventura semplice: l’attività era scarsa, persino nelle buche che di solito regalano sempre qualche sorpresa.
Nonostante tutto, qualche bella fario mediterranea è arrivata a premiare la costanza, non di taglia eccezionale, ma con colori meravigliosi, vivi, che solo l’acqua di montagna sa donare.
Le esche scelte erano volutamente piccole: Kitara 3” in colorazione fario, rotanti Mepps misura 2 e 3, e infine i Seika Dian 67 mm.
Non cercavo i giganti, ma la magia di quei torrenti, e quella, anche questa volta, non è mancata.